-“Ho detto un sacco di no in vita mia. Ma proprio tanti (…). No per esempio alle apparizioni in pubblico, no a qualsiasi genere di vita mondana, no alle esibizioni, no alle pubblicità. L’ho fatta in qualche rara occasione solo per il Cagliari, per l’abbonamento allo stadio, perché era stato il Cagliari a farmi diventare un uomo-simbolo e mi sembrava giusto sdebitarmi. Quanti premi non ho ritirato, a quante serate di gala ho detto <<No, grazie>>. Mettermi in vetrina, lasciarmi mettere in vetrina non è mai stato il mio genere”
-“Nelle nottate insonni, mi torna in mente ogni tanto quello che scrisse una volta il grande Brera (…). Era stato lui a soprannominarmi Rombo di tuono, come ancora oggi mi chiamano un po’ tutti, anche quelli che quei tempi non li hanno vissuti e sono ormai la maggioranza assoluta. Mi raccontò un giorno, in una sala d’imbarco per una trasferta azzurra, che l’immagine gli era venuta a San Siro, Inter-Cagliari, noi con lo scudetto sulla maglia, vedendomi sempre più scatenato alla ricerca del gol. Come un rombo di tuono progressivo, mi aveva detto a tu per tu fra una tirata di pipa e l’altra, cui non può non seguire l’acquazzone, il temporale, lo sfogo e, insomma, la liberazione del pallone che finalmente finisce in rete”
Pensieri e parole di Gigi Riva tratti da una bellissima e intensa autobiografia, ricca di aneddoti del mondo del calcio, ma anche tanto di vita. “Mi chiamavano rombo di tuono” a cura di Gigi Garanzini – Rizzoli 2022
Era un grande uomo.
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